ATTENZIONE:per ingrandire le foto cliccare sopra alle stesse
Allegato 1

In un antico
manoscritto anonimo, citato nella “Storia dell’ Augustissima Compagnia della
Disciplina della S. Croce”, è detto che nel 1528, alla fine della peste, fu
posta un’ immagine di S. Maria di Costantinopoli sul terreno retrostante la chiesa “di S.
Croce” presso la Fontana ( Acqua di fonte ) della Bufala. Quest' immagine fu posta sul lato sinistro del terreno. L' ipotesi è che la cappella inizialmente era dedicata alla S. Croce ed era di patronato degli Zaccaria. In seguito questi dovettero donare alla loro Compagnia il diritto di patronato per estendere i benefici a tutti i confratelli. Solo più tardi e non oltre il 1634 assumerà il nome di S. Maria di Costantinopoli quando l’ immagine, deposta
probabilmente in una edicola sacra per il dono votivo fatto alla Madonna alla fine della peste, fu sistemata nella chiesetta. Il disegno
in alto, opera del cartografo Baratta, rappresenta la zona orientale di Napoli nel
1670. Il rettangolo azzurro racchiude la chiesa S. Anna alle Paludi che allora
si chiamava S. Maria delle Grazie alle Paludi. Il rettangolo bianco racchiude invece la
chiesetta di S. Maria di Costantinopoli. Il rigagnolo d’ acqua che le passa accanto
è uno dei corsi d’ acqua che scorrevano
nelle Paludi Napoletane e che confluiva
nella foce dell’ antico fiume Sebeto al Ponte della Maddalena. Essendo
una zona molto fertile e ricca di acquitrini, furono favoriti alcuni
allevamenti locali di bufali per la produzione di formaggi e latticini. Per
questo il luogo vicino al corso d’ acqua fu denominato “acqua della Bufola” ;
si racconta infatti che una bufala con la zampa scavò nel terreno e ne scaturì
una sorgente d’ acqua. In un paesaggio del genere è facile dunque immaginare la
normale presenza di quei “mosconi” tanto fastidiosi, ma che in un’ invasione
davvero eccezionale, avvenuta intorno all’ anno 1650, dovettero spaventare
tanto gli abitanti della zona che, senza esitare, si rivolsero alla Madonna di
Costantinopoli lì vicina per scongiurare il pericolo di qualche epidemia di cui
la mosca costituisce il veicolo contagioso per eccellenza.
Allegato 2
Ecco come
appare la chiesetta di S. Maria di Costantinopoli nel particolare tratto dal
disegno precedente del 1670. E’ da notare la presenza di alcuni alberi accanto
a essa che la coprono parzialmente. Da un
documento dell’ Archivio Storico Diocesano datato 12 ottobre 1634 emerge che la
Cappella o Rettorìa ( così è chiamata ) era lunga palmi 30, larga 20 e alta 25.
Sapendo che il palmo, antica unità di misura, è di 26,45 cm la Cappella
risultava lunga 7,93 m, larga 5,29 m e alta 6,61 m. Inoltre aveva un pavimento lastricato
ed il tetto a tegole. La porta volgeva verso nord. Il campanile, forse a vela, al di sopra
della porta era munito di due campane recanti le insegne della famiglia degli Zaccaria. A
sinistra dell’ ingresso c’ era una piccola sacrestia dalla quale, attraverso
una porta d’ uscita, si accedeva su di un piccolo luogo all’ aperto circondato
da ogni lato da un muretto. Il suddetto spazio era un quadrato di 12 palmi per
lato, ossia un quadrato di 3,17 metri per lato ed era destinato probabilmente
come luogo di sepoltura.
Allegato 2 bis
Altre rappresentazioni della chiesetta in mappe storiche della
città di Napoli di vari autori.

Baratta 1628

Stopendaal 1663

Paolo Petrini 1748

Baratta 1670

Homann’ s Heirs 1734
Allegato 2 tris
Gli
Zaccaria
Nobili marchesi che nel Sud
Italia si stabilirono soprattutto a Napoli e Ostuni, in provincia di Brindisi.
La nobile famiglia Zaccaria
citata nella storia di Napoli, faceva parte del Seggio di Capuana, ossia una
delle istituzioni parlamentari di nobili napoletani aventi lo scopo di
intervenire nell’ amministrazione cittadina. I seggi nacquero nel 1268 e furono
soppressi nel 1800. Napoli ebbe sei seggi: Capuana, Montagna, Nido, Porto,
Portanova e del Popolo.
La sede del Seggio di Capuana si
trovava all’ angolo di via Tribunali e
vico Sedil Capuano. Oggi di quella sede restano due archi e una colonna incorporati
a nuovi fabbricati. Al seggio potevano appartenere
le famiglie nobili che si trovavano all’ interno del suo territorio. Il
territorio del Seggio di Capuana comprendeva una zona che includeva Porta
Capuana, una delle porte cittadine. Quindi è da dedurre che gli Zaccaria
abitavano nelle vicinanze di suddetta porta.
La cappella, che lungo la storia diventerà S. Maria di Costantinopoli
all’ Acqua della Bufala, fu sicuramente costruita dagli Zaccaria perché è documentato che avevano su di essa il diritto di patronato.
Nel tempo all’ interno dei seggi si
costituirono anche delle confraternite composte da membri delle diverse
famiglie aristocratiche. La prima di
queste fu proprio l’ Augustissima Compagnia della Discipina della S. Croce. Gli
Zaccaria erano aggregati a quest’ ultima confraternita. Di questo ne abbiamo
conferma dallo studio degli stemmi nobiliari disegnati sul pavimento dell’
oratorio della confraternita che riassume appunto tutte le famiglie che hanno aderito
alla Compagnia: su di esso appare anche lo stemma degli Zaccaria.
In seguito essi cedettero il diritto di patronato della chiesetta per
consentirne l’ uso alla confraternita.
stemma nobiliare degli Zaccaria
Significato dei simboli:
1) Il leone indica coraggio
2) I tre monti indicano che gli Zaccaria avevano possedimenti montani
3) Il lambello rosso con quattro gocce indica devozione verso i re di Napoli
(Questo stemma fu impresso anche sulle
antiche campane della chiesetta: vedi allegato 2)
Allegato 3
Particolare del foglio n° 12 della carta topografica di Napoli del Duca
di Noja del 1775.
Al centro è rappresentata la chiesetta ricostruita intorno al 1700 avente
l’ entrata verso la piazzetta sulla strada. Questa affermazione è confermata
dal fatto che nei disegni topografici la croce, che indica la presenza di una
chiesa, è posta dal lato dell’ altare che nel caso in esame si trova dalla
parte del campo. Nella ricostruzione, secondo i documenti consultati, le dimensioni variano di poco: infatti risulta esser larga 24 palmi e lunga 33, cioè larga 6,34 metri e lunga 8,72 metri. La prima cappella aveva una superficie di circa 41,94 metri quadrati, mentre quella ricostruita ha una superficie di 55,28 metri quadrati. Risulta quindi più grande di 13,33 metri quadrati. Sul lato destro della chiesa si trova la
terrasanta della Confraternita della Disciplina della S. Croce che
fu utilizzata per seppellire i confratelli fino all’
anno 1854. Tra il 1854 e il 1858 i cadaveri vengono
trasferiti al cimitero di S. Maria del Pianto per permettere i lavori del
successivo ampliamento della cappella.
Allegato 4
Stemma in
tessuto della Madonna di Costantinopoli alle Mosche realizzato probabilmente nell’
anno 1855 e cucito dalle devote di quel tempo all’ interno di una veste sacerdotale.
Sotto la SS.
Vergine non è rappresentata la città di Costantinopoli come nel quadro di fine 1600, ma la seconda cappella ricostruita dopo il crollo della prima intorno al
1700. Il fabbricato sulla sinistra indica la casa dei proprietari terrieri De
Biase. Al centro si trova la cappella alla quale è affiancato il campanile con la sacrestia.
Allegato
5
Stralcio di
una carta topografica del 1790 delle Paludi Napoletane.
La linea
rossa indica la via S.Maria di Costantinopoli alla fine della quale si trovava
la chiesetta omonima rappresentata da un quadratino rosso e indicata da una
freccetta nera.
Si noti
sulla destra la località detta Pasconcello che insieme al Pascone costituiva un abituale luogo di pascolo, soprattutto dei cavalli, nella
zona orientale di Napoli.
Allegato 6
Stralcio di
una carta topografica del 1794.
La linea
rossa più lunga indica quella che un tempo si chiamava strada del Pascone e che
oggi si chiama via Benedetto Brin. Una strada di fondamentale importanza perché
dal Ponte della Maddalena vicino al mare, immetteva direttamente nelle campagne
e nei pascoli della zona orientale di Napoli, inoltrandosi poi nei comuni più
interni.
La linea
rossa più corta indica invece via S.Maria di Costantinopoli; il quadratino
indicato dalla freccetta nera mostra la chiesa, e il rettangolino rosso posto più in basso indica la chiesa di
S.Anna alle Paludi che, come è stato già detto, allora si chiamava S.Maria
delle Grazie alle Paludi.
Allegato 7
Carta topografica del 1874. La linea rossa più lunga indica la via S.
Maria di Costantinopoli alle Mosche lunga allora fino al 1906 circa 360 metri.
L’ omonima chiesetta era posta alla fine della strada, come mostra il disegno, e si affacciava su di una piazzola delimitata
dalla struttura ferroviaria alta almeno 10 metri come si deduce dalla differenza
dei livelli altimetrici. A sinistra della cappella scorreva un piccolo corso d’
acqua chiamato Rivo Caracciolo. La linea rossa più piccola indica invece il
luogo denominato “ Acqua della Bufola” . La chiesetta era anche denominata “S.
Maria di Costantinopoli alle Paludi”.
Di solito nella costruzione di una chiesa si tiene conto dell’
orientamento dell’ altare verso Est, dove sorge il sole, che nella simbologia
cristiana rappresenta Cristo Signore, luce del mondo. Nel caso di questa cappella
l’ altare si trova invece verso il mare, cioè a meridione. Infatti questa
regola dell’ orientamento a volte veniva sacrificata per vari motivi, primo fra
i quali la morfologia del territorio e le vie di comunicazione.
Allegato 8

Particolare della precedente carta topografica del 1874 che ritrae la
chiesetta alla fine della strada. Ricordiamo, come detto poc’ anzi,
che su qualche antico documento dell’ Archivio Storico Diocesano di Napoli
essa è chiamata anche rettorìa, cioè una piccola chiesa o cappella “retta” appunto
da un ecclesiastico. Da un esame delle carte topografiche e del progetto a
disposizione, si è dedotto che dopo la prima ricostruzione essa fu in seguito ampliata
assumendo le seguenti dimensioni: lunghezza 14,94 m ( escludendo la scalinata d’ entrata ), larghezza 9,45 e
altezza di 11,91 metri fino al punto più
alto del tetto, cosicché avrebbe avuto alla fine una superficie 2,5 volte più grande
della precedente Cappella . In questa occasione vengono fuse, nel 1856, nuove
campane che l’ attuale chiesa oggi usa per chiamare i fedeli alle sacre
funzioni. I documenti consultati ci informano anche che alcuni giardinetti
appartenenti alla Rettorìa e retrostanti all’ altare, erano “nuova terrasanta”, quindi nuovo luogo
di sepoltura dei Confratelli della S. Croce a partire dall’ anno 1858. La descrizione dell’ aspetto
della chiesetta appare proprio in un documento della Disciplina della S.Croce:
facciate e lati intonacati di bianco, scalini d’ ingresso di pietrarsa (pietra
grigio-scuro), due colonnette laterali sulla
facciata principale sempre di pietrarsa, rosone ( finestra circolare sulla
facciata) grigliato in ferro con lastre di vetro, mattonelle alla siciliana con
disegno a tre foglie ( tipo di lavorazione simile alle ceramiche napoletane ), soffitto
a volta semicilindrica dipinto di azzurro con stelle argentate ed emblema della
croce nel centro, in fondo arco di spessore 1,58 metri su due pilastri ( simile
a quello presente nell’ attuale chiesa ), altare in marmo di circa 2 metri e
relativi gradini, due bussole laterali all’ altare, apogeo ( luogo delle azioni
sacre e retrostante l’ arco ) munito di tetto superiore, ingresso con due porte
interne laterali. I muri della chiesa avevano uno spessore di 99 cm.
Allegato 9

Disegno della chiesa di S. Maria di Costantinopoli alle Mosche
custodito nell’ Archivio della Disciplina della S. Croce. Fu eseguito dall’
architetto Pasquale Roncalli. La chiesa fu completata nel 1858, rimandando però
a un’ altra data la costruzione del campanile e l’ annessa sacrestia. Fu
consacrata il 30 agosto 1858. Per l’ ampliamento fu necessario richiedere al
Municipio l’ utilizzo di una zona di circa 20 metri quadrati antistante l’
antica facciata. Siccome il cimitero doveva essere spostato dietro la
chiesetta, fu chiesto al vicino proprietario De Biase l’ utilizzo di una
piccola zona della sua palude di circa 30 metri quadrati per l’ inumazione dei
cadaveri. Su entrambe le zone di terreno gravava un canone annuale: l’ uno di
lire 7 e 95 centesimi per il Municipio e l’ altro di lire diciassette per gli
eredi De Biase. Nel contratto fu stabilito che i suddetti canoni dovevano
essere pagati annualmente dal cardinale
Sisto Riario Sforza. Nel 1860 si iniziarono a notare alcune preoccupanti
lesioni alle pareti e alla volta della chiesa causate dal vicino corso d’ acqua
che provocava cedimenti al terreno sottostante le fondamenta. Col passar del tempo il pericolo di crollo
aumentava e fu necessario porvi rimedio.
E’ in questa occasione che l’ idea di
edificare il campanile e la sacrestia viene del tutto abbandonata. L’ anno
successivo, nel 1861, altre gravi lesioni costrinsero il Municipio ad
intervenire e i lavori eseguiti faranno maturare una spesa di 382 ducati e 21
grani, debito che sarà quasi tutto estinto
dall’ Arcivescovo Sisto Riario Sforza nel 1868, riacquistando così il diritto
di proprietà sulla cappella che nel 1867 era stata posta in vendita per
estinguere l’ ingente debito.
La chiesa mostrata nel disegno, senza però il campanile e l’ annessa
sacrestia posta a destra, è quella che fu demolita nel 1906.
Allegato 10
Le due immagini svelano l’ attendibile aspetto della Cappella.
Esse sono state elaborate servendosi del progetto dell’ architetto
Pasquale Roncalli, della descrizione della chiesetta in un documento dell’
Augustissima Compagnia della Disciplina della Santa Croce e delle similitudini
riscontrate con l’ attuale chiesa di via G. Ferraris. Si preferì, come si
vede, la costruzione di un campanile a
vela in attesa della realizzazione di quello a torre come previsto inizialmente
dal progetto. Per difficoltà tecniche sopraggiunte quest’ ultimo, però, non fu
mai costruito.
Allegato 11
Particolare di una carta topografica del 1907. La chiesetta è indicata
da una freccetta rossa con il simbolo cartografico corrispondente ad una
cappella o un oratorio. Questo spiega le sue piccole dimensioni tali da farla
scambiare con una semplice cappella. Pur essendo stata demolita nel 1906, su
questa mappa viene ancora riportata in quanto la cartografia di quell’ anno non
era stata ancora aggiornata. Si noti come la chiesetta era a quest’ epoca
circondata dalle varie linee ferroviarie, fatto che costituirà la richiesta di demolizione per permettere l’ estensione
della linea ferroviaria.
Allegato 12
Piantina del 1937. La crocetta rossa indica il luogo dove sorgeva la
chiesetta. La linea tratteggiata indica invece la zona coperta da terreno per
la successiva estensione dello scalo ferroviario di Napoli Centrale.
Alla fine si realizzerà una sopraelevata di circa 10 metri rispetto al
livello stradale d’ origine.
La strada ( segnata dalla linea rossa ) che conduceva alla cappella si
è ridotta a circa 120 metri.
Allegato 13
Piantina del 1998. Le linee rosse rappresentano l’ antica via S. Maria
di Costantinopoli alle Mosche prima che fosse coperta per i 2/3 dalla
sopraelevata sede ferroviaria e dai binari della Circumvesuviana.
Il rettangolino in rosso rappresenta lo spazio occupato dalla
chiesetta.
Il luogo è coperto in parte dai
binari della linea ferroviaria che scende verso Piazza Garibaldi, e in parte
dai binari dell’ ex Scalo Merci, oggi utilizzato per i treni di Italo.
Allegato 14
Planimetria che evidenzia le tre chiese
succedutesi nel tempo.
1)
Il
primo quadratino rosso indica il luogo dove si trovava la chiesetta di S. Maria di Costantinopoli
alle Mosche già nel XVI secolo e vi rimase fino al 1906.
2) Il quadratino centrale indica l’ attuale
chiesa di S. Maria di Costantinopoli edificata nel 1941 e ricostruita nel 1946
in seguito al bombardamento.
3) Il quadratino a destra indica il rudere
dell’ antica chiesa S. Carlo Borromeo alle Brecce edificata verso la fine del 1800, divenuta parrocchia nel 1931 ed infine bombardata nel 1943.La linea azzurra indica via S. Maria di
Costantinopoli alle Mosche, mentre quella verde via Galileo Ferraris.
Allegato 15
La foto è stata scattata dal Ferrhotel di
Trenitalia dal lato del Centro
Direzionale e mostra in primo piano alcuni binari di Napoli Centrale.
Si notano verso sinistra le vecchie strutture a gabbia metallica del
Gasometro oramai in disuso e, dietro di esso, il parcheggio Brin ; verso il
centro l’ ex edificio rosso della Pirelli, e proseguendo verso destra, alcuni
edifici del corso Lucci e di via G. Ferraris. La freccetta in rosso, al centro, indica il luogo sotto il quale si
trovava l’ antica chiesetta.
Esso attualmente è coperto in parte da alcuni binari dell’ ex Scalo
Merci e dal binario che scende verso Piazza Garibaldi. Gli edifici bassi al
centro dell’ immagine, dietro la freccia, sono vecchie strutture del suddetto
scalo ferroviario.
Allegato 16
Particolare
della foto precedente. La freccia in alto indica i binari dell’ ex Scalo Merci
di Napoli Centrale, mentre quella in basso indica il binario che scende verso
Napoli Piazza Garibaldi. Sono questi gli elementi che coprono il "sito
archeologico" della cappella “Santa Maria
di Costantinopoli alle Mosche”.
Allegato 17
Osservazione del sito archeologico della Cappella da un’ altra
prospettiva.
La foto è stata scattata dal terrazzo del civico n° 14 di via S. Maria
di Costantinopoli alle Mosche.
Sullo sfondo si notano alcuni palazzi che circondano Piazza Garibaldi, a destra il cosiddetto “Palazzo Alto” delle
Ferrovie dello Stato, sotto di esso le
pensiline ed alcuni binari di Napoli Centrale. I capannoni in primo piano sono
invece strutture ferroviarie dedicate alla manutenzione. Sotto di essi si
notano i binari della Circumvesuviana e i lavori di ammodernamento della
rispettiva linea. La freccia rossa, all’ interno dello Scalo Merci, mostra il
luogo sotto il quale esisteva la chiesa dedicata alla Madonna delle Mosche.
Allegato 18
Particolare della foto precedente. Le cancellate azzurre che si
estendono da sinistra a destra, passando per il centro dell’ immagine,
costituiscono la linea di separazione tra lo Scalo Merci e la linea che si
dirige verso piazza Garibaldi. La freccia rossa indica il luogo sotto il quale
si erigeva la famosa chiesetta.
Allegato 19
La foto mostra le due campane appartenenti all’ antica chiesetta e che
ora si trovano sul tetto dell’ attuale chiesa in via Galileo Ferraris. Le
campane sono fissate ad una trave metallica e quindi il suono che si ode è
ottenuto da un congegno elettrico di vecchia data. La campana a sinistra è
leggermente più piccola dell’ altra.
Durante la guerra le campane, insieme ad alcuni paramenti sacri, furono
trasportate al sicuro da alcuni devoti
nel paese vesuviano di Ottaviano.
Allegato 20
Particolare della prima campana. In alto è ben visibile la data di
fabbricazione delle campane (1856) e al centro la bella immagine della Madonna
col Bambino Gesù.
Allegato 21
Particolare della seconda campana. Su quest’ ultima l’ immagine della Madonna
col Bambino Gesù appare diversa dalla precedente e presenta un elemento nuovo:
il fazzoletto nella mano del Bambinello. Fatto significativo perché ci fa
comprendere come Gesù offre al mondo la sua dolce consolazione per “asciugare le lacrime” dell’
umanità sofferente; egli vuole lenire il dolore del mondo offrendo riparo nel
suo Sacratissimo Cuore. Il gesto dell’ offerta fatto con la sua manina è di
indicibile tenerezza.
Allegato 22
Fotocopia di una pagellina stampata in occasione della ricostruzione
dell’ attuale chiesa. Da qui ha avuto inizio questa ricerca storica. Le date sono approssimate. Nella stampa è stato commesso un errore di datazione dell' attuale immagine della Madonna. In realtà l' anno in cui è stato restaurato il quadro per la prima volta, e cioè nel 1858, è stato preso come anno di esecuzione del nuovo dipinto. Sulla pagellina è scritto per approssimazione l' anno 1850. Infatti c' è un' evidente incongruenza leggendo la descrizione. Così com' è scritto, gli ortolani di fine 1600 fanno dipingere l' attuale immagine del 1850 con delle mosche. In questo modo si afferma che essi sono vissuti circa due secoli, il che è assurdo! Da qui l' errore di datazione. La tela, come si può notare, era un tempo arricchita da
alcune placche d’ argento. Secondo la testimonianza del defunto parroco Mons. Roberto
Lotoro le mosche dipinte, che
caratterizzano questo quadro, erano
ricoperte di mosche d’ oro.
Probabilmente, quando il quadro fu coperto dalle macerie del bombardamento,
qualcuno dovette approfittare della distrazione della gente che era preoccupata
di mettersi al sicuro, e frugando tra le pietre portò via l’ argento e l’oro
che abbellivano l’ immagine.
Allegato 23
Medaglione della devozione popolare alla Madonna delle Mosche
appartenente ad una devota che, secondo la sua testimonianza, le fu regalato da
Padre Roberto Lotoro. Al centro della medaglia ci sono alcune mosche
volutamente ingrandite per esaltare il prodigio avvenuto secoli addietro. Sotto
di esse è rappresentata la città di Costantinopoli ( oggi è l’ attuale Istanbul
) dove sono evidenti anche alcuni minaréti, ossia piccole torri slanciate dalle
quali si richiamano i fedeli islamici alla preghiera ( già dal XV secolo
Costantinopoli è a prevalenza musulmana ). Secondo la testimonianza di altri,
questo tipo di medaglia era di solito portata al collo durante le antiche
processioni in onore della Madre di Dio e sicuramente durante la festa annuale
dedicata alla Madonna delle Mosche nel martedì dopo Pentecoste.
Allegato 24

Questi è il cardinale Sisto Riario Sforza, Arcivescovo di Napoli, che
volle a tutti i costi che la chiesetta non fosse destinata ad usi profani
quando quest’ ultima, nel 1867, fu posta in vendita per estinguere il debito
contratto con il Municipio per i lavori eseguiti. Preoccupato che in quelle
contrade sarebbe venuto a mancare un luogo di culto divino, riscattò il debito
maturato, aiutato anche dai devoti della Madonna delle Mosche, e riacquistò
infine la proprietà sulla Cappella. Dai documenti disponibili risulta che il
Municipio spese £. 1624,38 ( 382 ducati e 21 grani ) per lavori di riparazione.
Per riottenere la Cappella fu stabilito nel contratto che il Cardinale doveva
versare al Municipio £. 1572,46 e le rimanenti £. 51,92 dovevano essere versate
dalla Disciplina della S. Croce. Quest’ ultima si impegnò a pagare entro il
1869 anche l’ affitto del legname che il Municipio fu costretto a chiedere all’
appaltatore Giovanni Bartolozzi per puntellare la struttura. Tale somma
ammontava a £. 337,40 corrispondente a 4 rate annuali già scadute di £. 79,70 con l’ aggiunta di £.
18,60 per spese impreviste. In pratica, tenendo conto delle conversioni monetarie fino all’ anno 2001, per riparare la
chiesetta furono spesi poco più di 14 milioni delle vecchie lire.
Allegato 25
Facciata e interno dell’ attuale chiesa dedicata a S. Maria di Costantinopoli alle
Mosche in via Galileo Ferraris, 102.
Lo stile architettonico ricalca quello della chiesetta demolita nel
1906 di cui all’ allegato 9, anzi esso è ancora più semplificato giacché manca
delle colonnette laterali e presenta un ingresso più spoglio. Alla sommità del tetto si trova una statua
della Madonnina, mentre l’ antica chiesetta aveva una croce. Anche l’ interno
presenta caratteristiche simili all’ antica Cappella. Quando fu bombardata la
vecchia parrocchia dedicata a S. Carlo Borromeo alle Brecce, vicino all’ ex
Manifattura dei Tabacchi, si pensò di trasferire la funzione di “parrocchia” alla
vicina chiesa di S. Maria di Costantinopoli alle Mosche ricostruita allora da
pochi anni perché anch’ essa bombardata ,cosicché quest’ ultima assunse da quel
momento questa denominazione:
Parrocchia S. Carlo Borromeo alle Brecce in S. Maria di Costantinopoli
alle Mosche.
Dell’ antica parrocchia non resta che un rudere appena visibile dall’
esterno della strada, recintato da un muretto e rispettiva inferriata di una proprietà
circostante.
La chiesa fu eretta verso la fine dell’ 800 in seguito al colera che
colpì Napoli tra il 1884 e 1887 causando circa il 50% di mortalità tra la
popolazione. Essendo S. Carlo protettore contro le epidemie, è probabile che i padulani dovettero invocare la costruzione di
una chiesa in onore del Santo.
La strada (tuttora esistente) denominata via Brecce a S. Erasmo si
prolungava passando dinanzi all’ antica parrocchia per inoltrarsi nelle
contrade. Era così chiamata perché costituita un tempo da brecciame proveniente dalla demolizione di antichi ruderi romani.
Per concludere, la parrocchia “S. Carlo Borromeo alle Brecce in S.
Maria di Costantinopoli alle Mosche” custodisce l’ antica devozione alla
Madonna delle Mosche e la venerazione di quel santo cardinale Carlo Borromeo
che fu Arcivescovo di Milano.
Possa la loro intercessione scacciare definitivamente dal nostro
territorio lo scandalo del peccato che costituisce la peggiore epidemia dell’
uomo.
Conclusione
Ciò che mi ha dato lo spunto ad approfondire questa ricerca, è stata
una fotocopia di una pagellina esistente in parrocchia ( vedi allegato 20 ) che
riporta una breve descrizione della devozione alla Madonna delle Mosche e l’
erezione della rispettiva chiesa situata in via G. Ferraris, 102.
Nella parte descrittiva sono stati aggiunti i paragrafi riguardanti l’
origine della devozione e l’ antica cartografia che ha permesso l’
identificazione esatta del luogo sul quale sorgeva la chiesetta. I paragrafi
“La chiesetta” e “L’ immagine” , già esistenti nella vecchia descrizione, sono
stati arricchiti di altri elementi.
Mancano notizie più dettagliate
di quell’ arco di tempo che va dal 1600 al 1837 e dal 1874 al 1906 ( anno della demolizione ). C’ è da dire che
la chiesa della Disciplina della S. Croce, che ha custodito per lungo tempo i
volumi dell’ antica chiesetta, è rimasta chiusa per molti anni subendo nel
frattempo numerose razzìe da parte dei ladri. E’ facile pensare che gli altri volumi
che restavano da consultare siano spariti in quelle circostanze.
In questo lavoro, durato più di due anni, mi sono reso conto che il
campo della ricerca è immenso e che a volte bisogna porsi degli obiettivi ed è
quello che ho inteso fare nel presentare questo piccolo libro, augurandomi in
futuro di riprendere la ricerca per rendere ancora più affascinante questa
storia di fede.
Ringraziamenti
Ringrazio innanzitutto Gesù e la Vergine Santissima che mi hanno
guidato nella stesura di questo lavoro;
ringrazio il mio caro parroco
Don Antonio Pizzo che spesso mi ha lasciato fare, fidandosi di me;
ringrazio Mons. Antonio Illibato, responsabile dell’ Archivio Storico
Diocesano, per la pazienza che ha usato nei miei confronti;
ringrazio il Superiore dell’ Augustissima Compagnia della Disciplina
della S. Croce, il Marchese avv. Mario Pisani Massa Mormile per la cortesia e
la disponibilità che mi ha offerto;
ringrazio il Sig. Mario Quarantiello che mi ha dato la possibilità di
consultare documenti dell’ Archivio della Disciplina della S. Croce;
ringrazio l’ architetto Elio Caldarazzo per la consultazione delle
carte topografiche di Napoli;
ringrazio la studentessa universitaria Loredana che mi ha aiutato in
qualche traduzione latina;
ringrazio il mio amico Antonio Leopardi per i semplici, ma utili
consigli nel redigere questo lavoro;
ringrazio, infine, il vasto
mondo di Internet che mi ha consentito di raccogliere e studiare molti elementi.
Giancarlo Sito
Napoli, martedì di Pentecoste, 6
giugno 2006
Parrocchia S. Carlo Borromeo alle Brecce in S. Maria di Costantinopoli
alle Mosche nella festa solenne di S. Maria di Costantinopoli alle Mosche.
P.S. Alcune persone citate nei Ringraziamenti non sono più tra noi.
(edizione aggiornata a gennaio 2025)